PALAZZO ANTONELLI CASTRACANI AUGUSTI detto DELLE CENTO FINESTRE
Sulle colline della valle del Misa che guardano Senigallianel 220 a.C. venne costruita una villa patrizia. Nel secolo XIII sui suoi resti venne costruito un convento francescano ed alla fine del secolo XVII i conti Antonelli edificarono su questo insediamento un castello. Nel 1750 il conte Nicolò Maria (Pergola, 1698 – Roma, 1767), detto il “Papa Rosso”, cardinale di Papa Clemente XIII (al secolo Carlo della Torre di Rezzonico; Venezia, 1693 – Roma, 1769), fondatore della Biblioteca Antonelliana di Senigallia e del teatro comunale “La Vittoria” di Ostra, lo trasformò nel Palazzo dalle 100 finestre, chiamando da Roma gli artisti dell’Accademia di S. Luca, tra i quali Domenico Corvi e Pompeo Batoni, i quali realizzano numerose tele ed apparati del Palazzo. Il nipote Leonardo (Senigallia-An, 1730 – 1811), detto il “Cardinale Nero”, Segretario di Stato di Papa Pio VII (al secolo Barnaba Niccolò Maria Luigi (in religione Gregorio) Chiaramonti; Cesena, 1742 – Roma, 1823), adibì il palazzo a sua residenza estiva. L’ultimo dei cardinali Antonelli, Giacomo (Sonnino – LT, 1806 – Roma, 1876), fu chiamato il “Richelieu italiano”, e dominò per trent’anni la vita politica dello Stato della Chiesa, fino alla nascita del Regno d’Italiaed alla conquista di Roma nel 1870. Nel 1845, durante il pontificato di Papa Gregorio XVI (Bartolomeo Alberto (in religione Mauro) Cappellari; Belluno, 1765 – Roma, 1846), Giacomo Antonelli aveva l’incarico di Grande Tesoriere, ossia Ministro delle Finanze dello Stato Pontificio. In tale veste, con un’abile operazione finanziaria, riuscì a fare in modo che lo Stato della Chiesa tornasse in possesso dei beni immobili presenti nelle Marche sottrattigli quando la regione, con il Decreto napoleonico del 2 aprile 1808, entrò a far parte del Regno Italico, già istituito il 26 maggio del 1805 con l’incoronazione di Napoleone Bonaparte a Re d’Italia
Questi nominò Vicerè del Regno il principe Eugenio di Beauharnais, figlio di Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie di Napoleone, che ella avuto nel suo precedente matrimonio col generale Alexandre François-Marie, visconte di Beauharnais, ghigliottinato a Parigi durante la rivoluzione francese. Napoleone destinò una parte degli immobili ecclesiastici confiscati dai francesi allo Stato della Chiesa e a comunità religiose al cospicuo Appannaggio del Vicerè Eugenio di Beauharnais; essi vennero intestati per voltura catastale come: “APPANNAGGIO DI S.A. IL PRINCIPE VICERE’ D’ITALIA EUGENIO NAPOLEONE”. Si trattava di ben 2.300 tenute agricole e 137 palazzi urbani! Queste assegnazioni gli rimasero anche dopo la Restaurazione del 1814-15, malgrado la netta contrarietà dello Stato della Chiesa. Infatti, dopo l’abdicazione di Napoleone e la caduta del Regno Italico nel 1814, le potenze vincitrici al Congresso di Viennastabilirono (con l’Art. 64 del Protocollo “separato e segreto”) – nonostante le rimostranze del cardinale Consalvi, che partecipava in qualità di osservatore in rappresentanza dello Stato Pontificio – che Eugenio, nominato nel frattempo duca di Leuchtenberg dal suocero Massimiliano I Giuseppe di Baviera, poteva continuare ad usufruire dei beni ricevuti nel 1810, come appannaggio dei “BENI DELLA CASA DUCALE“, divenuto nel frattempo “Appannaggio Leuchtenberg”. Alla morte di Eugenio, subentrò nel titolo di duca di Leuchtenberg, il suo figlio primogenito Auguste Charles Eugène Napoléon. Alla scomparsa di quest’ultimo, morto senza eredi, il titolo passò al fratello Maximilien Joseph Eugène Auguste Napoleon. Questi sottoscrisse una transazione con lo Stato pontificio, rappresentato dall’Antonelli, con la quale la Chiesa ricomprò i beni dell’Appannaggio per 3.740.000 scudi, rivendendoli subito dopo ad una società composta da alcuni nobili romani al prezzo di 3.888.000 scudi. Poco dopo la sua elezione al soglio pontificio, Papa Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti; Senigallia – AN, 1792 – Roma, 1878) creò Antonelli cardinale nel concistoro del 12 giugno 1847. Antonelli entrò contemporaneamente nel primo Consiglio dei ministri, la cui formazione costituiva un’apertura di Pio IX alle riforme liberali che ispirarono l’inizio del suo pontificato. Quando poi, nel marzo 1848, si arrivò addirittura alla formazione di un governo misto di esponenti del clero e laici, la presidenza fu affidata proprio all’Antonelli, nominato Cardinale Segretario di Stato (l’equivalente del nostro Presidente del Consiglio dei Ministri), in sostituzione del cardinale Giuseppe Bofondi, di mentalità liberale, ma considerato forse non abbastanza esperto. Mentre il 14 marzo 1848 il Papa proclamava la costituzione, Antonelli assecondava le pressioni popolari, inviando 10.000 uomini al confine settentrionale dello Stato della Chiesa, affinché si unissero ai Piemontesi che stavano cercando di scacciare gli austriaci dal Regno Lombardo-Veneto (Prima guerra di indipendenza italiana).. Dopo la capitolazione delle truppe romane il 16 giugno 1848 a Vicenza, il Papa, su pressione dell’Antonelli, assicurò che le truppe non erano state inviate per combattere gli austriaci. Il malumore della popolazione per questa abiura della causa nazionale si fece però a Roma così minaccioso che Antonelli e i suoi colleghi dovettero lasciare spazio a un nuovo ministero. Pio IX chiamò al posto di Antonelli il conte Pellegrino Rossi, che fu assassinato il 15 novembre 1848, alla riapertura del Parlamento; da tale evento prese l’avvio il moto rivoluzionario che condusse alla fuga del papa a Gaeta e alla nascita della Repubblica Romana. Dopo la restaurazione del potere papale grazie all’intervento militare della Francia, il 15 luglio 1849 l’Antonelli tornò a Roma con il Papa, che lo pose alla guida del neocostituito Consiglio di Stato. Egli riorganizzò l’amministrazione, perseguitò i suoi avversari politici e introdusse, in modo deciso e astuto, un regime assolutistico di polizia, al quale mise termine solo l’ingresso dei Bersaglieriitaliani a Porta Pia il 20 settembre 1870.
Il palazzo delle Cento finestre si articola in cinque piani.
A piano terra si trovano la grande Sala delle Armi, il Salone delle Aquile e la Sala degli Specchi.
Il Piano nobile (visitabile su prenotazione o in occasione di eventi) è caratterizzato dalla classica fuga di stanze, i cui soffitti sono stati affrescati dal pittore Felice Giani che riprese i motivi ornamentali delle sale della Domus Aurea di Roma.
Il grande architetto arceviese Andrea Vici, allievo di Luigi Vanvitelli (Lodewijk van Wittel; Napoli, 1700 – Caserta, 1773), realizzò la facciata principale del palazzo, lo scalone d’onore ed altri interventi all’interno. Edificò anche la piccola Chiesa, dedicata a S. Francesco d’Assisi (Francesco Giovanni di Pietro Bernardone; Assisi-Pg, 1182 – 1226) e a S. Timoteo. Il palazzo è circondato da un grande parco ricco di cipressi, allori e querce secolari. Il palazzo ospita il Centro Studi Antonelli, che vi organizza iniziative dedicate all’arte, alla letteratura e alla cultura.
Vi ha sede anche la Sezione di Senigallia-Valle Misa Nevola “Lancieri di Milano (7°) Col. Conte Gino Augusti M.A.V.M.” dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria.
Orari e giorni di apertura
Aperto su prenotazione nei week-end e nei periodi festivi al numero 348.6192814 o inviando una e-mail a mamartines@alice.it
- Telefono: 071.7961181
- Località Brugnetto di Ripe, Via Gino Augusti ,1
- 60019, Tre Castelli – Ripe (AN)